Tour del Mont Fallère one stage.
Sono stanco, stanco come non lo sono mai stato. sembra che sia stata decretata una legge che obblighi gli italiani a comprare una bici, improvvisamente non ne possono proprio fare a meno così, dopo il lock down, i negozi sono stati presi d’assalto. Nove ore al giorno con la coda alla porta, con persone alla folle ricerca di una qualunque due ruote a pedali da comprare, noi con indossata la mascherina tutto il tempo, senza poter nemmeno fare un minuto di pausa per bere o per andare in bagno… penso agli infermieri che han visto di peggio e stringo i denti. Ma sono stanco. In più mi sono fatto 21 giorni di antibiotici a causa del morso di una zecca che, pare, abbia fatto reazione e per prevenire malattie mi sono dovuto impasticcare ben bene.
Ma ho deciso che non accetto la stanchezza a causa del lavoro e che voglio continuare a pedalare nel mio, sempre più risicato, tempo libero. Così, prima volta da fine marzo, riesco a strappare un pomeriggio di ferie, che attaccato alla mattina di riposo del giovedì, porta il saldo del tempo libero ad un mirabolante giorno intero tutto per me, per riposare.
Il mio anomalo modo di riposare mi fa poggiare le terga sulla sella alle 7:30 del mattino, inizio a salire verso la Tsa di Met e dopo 30km sono all’imbocco del primo sentiero che mi porterà a Vetan.

Guadando un ruscello finisco a piedi pari nell’acqua fino alle ginocchia, così so già che pedalerò tutto il giorno con i piedi zuppi… almeno saranno al fresco dai. Risalgo dall’alpeggio di Létanaz verso il col de Joux, passando dall’omonimo laghetto, percorrendo in salita un sentiero che normalmente faccio in senso inverso: bellissimo anche così.

Dal colle imbocco il sentiero delle miniere, un rapido susseguirsi di tornantini su un vellutato fondo di aghi di pino, e sono finalmente nel mio “piccolo Canada”, il vallone di Vertosan. È l’ora di pranzo e ancora non ho visto anima viva, mi sembra un sogno! Mi sto letteralmente decongestionando dalle persone e sono immerso nella solitudine e nel silenzio. Sbrano il mio primo panino e inizio il “portage” verso il Col Citrin, a quota 2400 e rotti. Una discreta salita a spinta e bici in spalle mi porta rapidamente al colle con dei soffici nuvoloni bianchi a farmi un po’ di ombra. Raggiungo il Citrin da dove inizia una lunghissima discesa, inizialmente dolce e godibile e via via più tecnica man mano che si perde quota, ma con la mia mtb biammortizzata me la godo metro per metro.

Scendendo verso Etroubles penso se rientrare direttamente ad Aosta passando dal Ru Neuf o se risalire al rifugio Chaligne e chiudere l’anello da dove sono salito questa mattina, percorrendo uno dei miei sentieri preferiti che parte dalla Tsa de Metz. Mangio altri due panini e metto ad asciugare le scarpe al sole mentre penso che strada percorrere…
Sono stanco ma la testa è più dura e non bada all’allenamento così qualche ora dopo la fine dell’infinito single track sono seduto al tavolo del rifugio che mangio una fetta di torta di mele calda e bevo una coca… ancora un poco di salita per arrivare al Plan du Debat e raggiungere la Tsa, salgo velocemente ritemprato dalla merenda e inseguito da nuvoloni neri che minacciano pioggia.

Sento le gocce di pioggia sulle ginocchia quando entro nel bosco e mi fiondo nel sentiero scappando come inseguito da una entità invisibile. Impiego davvero pochi minuti per raggiungere Aosta dove un violento temporale mi attende e mi ritempra per farmi affrontare l’ultimo km della salita di salita verso con rinnovato vigore!
Ancora una volta la mia testa dura e quel briciolo di ignoranza mi hanno riportato a casa, sfiorando i 100km di mtb e scalando quasi 4000m di salite inanellando un giro ricco di single track in una nuova variante un po’ meno semplice ma molto più divertente dell’ormai famoso Tour del Mont Fallère.
Sono soddisfatto e felice della mia giornata di riposo, mi ci voleva davvero!