Baja Divide: i Canyon di San Isidro

Il nostro diciottesimo giorno di viaggio non inizia nel migliore dei modi. Per tutta la notte il vento ha fatto ballare la tenda e io non ho praticamente chiuso occhio tutta la notte mentre Samy, lei, potrebbe anche dormire a Baghdad sotto i bombardamenti che non farebbe una piega, lei dorme bene sempre e ovunque!
Mi sveglio per primo, mentre è ancora buio, con un forte mal di pancia, corro in “bagno” ed ecco che uno degli incubi dei viaggiatori si manifesta: diarrea.
A fatica faccio colazione, una tazza di caffè solubile e quattro biscotti di numero che ingoio a fatica poi, lentamente ci mettiamo in moto e raggiungiamo l’unico ristorante sulla via, un pit stop per camionisti, dove cerchiamo di prendere un po’ di acqua e cerco di fare colazione.
Quando entriamo facciamo conoscenza con due camionisti che si mettono a chiacchierare e sostengono che noi, essendo italiani, potremmo mangiare a colazione la Machaca, come loro, solo che per noi ci vuole col Pucho… e giù risate. Continuano a dire la Machaca col Pucho e ridono come matti e noi, che non capiamo, stiamo allo scherzo anche se temiamo di essere preda di uno sfottò.

Cerco di magiare qualcosa ma non mi va giù nulla, solo una tazza di caffè (che poi scoprirò come scelta errata, e usciamo dal locale con i camionisti che ci salutano e ridendo ci dicono “ La Machaca col Chupo!!!”…
lasciamo la MEX1 asfaltata dopo pochi km per imboccare la MEX17 che, anche se riporta più o meno lo stesso nome, nulla ha a che vedere con la via principale della penisola: una distesa di sassi, uno sfasciume unico misto a sabbia smossa che rende quasi impossibile il procedere a livelli di comfort accettabili ma in lontananza si vedono dei canyon favolosi e cerchiamo di distrarci guardandoli e contemplandoli.


Samy oggi è in gran forma, e sembra non faticare, galleggiando sorridente sulle pietre mentre io, con la testa pesante e le gambe vuote cerco di tenere il suo passo, ma a fatica.
Abbiamo poca acqua con noi. Cinque litri a testa, perchè il road book indicava la possibilità di prelevarne lungo i torrenti che attraversano la pista, peccato che in questi giorni i suddetti siano completamente secchi e anche solo attraversarne il greto ci costa molta fatica per la presenza di grossi sassi smossi; credo abbia piovuto di recente perchè è davvero troppo devastata la pista.


La strada prevalentemente in salita ci sta mettendo ancora una volta a dura prova, e ogni volta che guadagnamo 20 metri di dislivello ne dobbiamo salire almeno 200 in più: il percorso, infatti, sale e scende negli enormi canyon che in questa zona sembrano essere stati distribuiti senza badare al risparmio e, anche se molto affascinanti per gli scorci che regalano, sono durissimi fisicamente da percorrere uno dietro l’altro!

Complici i 34 gradi che ci stanno cuocendo siamo quasi in riserva di acqua quando, ad un bivio, troviamo indicazioni per San Isidro dove, in teoria, alla piccola bottega del villagio, “Carambuche” si dovrebbe trovare acqua.

Lasciamo la traccia e ci piombiamo in una ripidissima discesa su una terreno smosso e sassoso, col pensiero che poi dovremo ripercorrere a ritroso, ma ci serve acqua e la prossima bottega sarà piuttosto distante da qui.
A San Isidro non possiamo non notare il grandissimo canyon alle spalle del villaggio, pare che sia il secondo più grande dopo il Grand Canyon negli U.S.A. e sembra che qui si stia cercando di far partire una attività di sport acquatici. Di sicuro lo scenario è di prim’ordine, anche grazie alle acque di un blu più acceso del cielo.
Entriamo nel negozietto ma notiamo gli scaffali praticamente tutti vuoi. L’acqua per oggi è finita, il prossimo carico forse arriverà domani in mattinata così ci accontentiamo di due yoghurt da bere freschi e due coche ghiacchiate che, tempo 5 minuti sono già calde bollenti.
Iniziamo a risalire la ripidissima strada che ci ha portati quaggiù e quando arriviamo al bivio abbiamo più sete di quando abbiamo iniziato a scendere… Ancora una lunga discesa, con alle nostre spalle la vista sul fantastico canyon e troviamo un bellissimo posto per montare la tenda nascosto tra i rami secchi degli alberi che sembrano aver patito anche loro il gran caldo.


Riesco a mangiare qualche noodles prima di addormentarmi pesantemente mentre Samy sistema le cose sparse per il campo. Credo di avere la febbre, ma cerco di nasconderlo anche se credo sia piuttosto evidente!

2 pensieri riguardo “Baja Divide: i Canyon di San Isidro

  1. ma allora alla fine Samy E’ MOLTO PIU’ FORTE DI TE !!!!!
    cosa daremmo tutti noi adesso anche per fare la sola ciclabile di Aosta ????

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