Sveglia presto, iniziamo a pedalare al buio e attraversiamo una dormiente e deserta Mulegé per raggiungere casa di Benito. L’aria è fresca e sicuramente in barca non sarà più caldo così teniamo addosso i piumini per non patire il freddo.

Arriviamo al villaggio e Benito, sorridente, ci sta già aspettando.
Prende il fuoristrada col carrello su cui è caricata la panga (le barchette dei pescatori) e ci fa strada mentre lo seguiamo pedalando verso il porticciolo dei pescatori. Mentre carichiamo le bici sulla bagnarola inizia ad albeggiare ma il mare appena fuori dal molo non sembra così piatto.
Partiamo e, da buoni montanari quali siamo, ci sembra già di ballare un po’ troppo e più ci allontaniamo dalla costa più le onde ci sembrano alte. La barchetta salta e scuffia, ma Benito, uomodi mare esperto, sembra che stia seguendo una logica nel prendere le onde, come se lui vedesse una linea continua più calma tra una onda e l’altra, cosa che noi, ovviamente, non riusciamo a scorgere e penso che se ci fossi io al timone di certo ci saremmo già ribaltati clamorosamente!
Siamo più o meno a metà dei circa dieci km che ci separano dai due capi della baia e stiamo ballando non poco quando il nostro marinaio del giorno ci fa notare una cosa spettacolare: un gruppo di venti, forse trenta delfini salta e nuota tra le onde e ci taglia la strada (si dice tagliare la strada quando si è in barca? Chissà…).
E’ sempre emozionante vedere i delfini, ma così tanti, tutti insieme, non ci era mai capitato prima d’ora. Riusciamo a vederli proprio bene, notiamo le loro pinne, il loro muso affusolato che penetra nelle onde senza quasi incresparne la superficie poi, in una frazione di secondo scompaiono nell’acqua per poi riapparire in aria, completamente fuori dall’acqua già inarcati e pronti a rituffarsi nella onda successiva, come in una danza, una coreografia naturale davvero entusiasmante.

Quando siamo finalmente vicini a punta De Los Hornìtos le onde tornano ad essere calme e tranquille, Benito attracca in una piccola ansa e ci aiuta a scaricare le bici per poi allontanarsi salutandoci.
Siamo soli. La spiaggia è completamente libera, non c’è traccia di anima viva, la sabbia finissima è completamente ricoperta di conchiglie e le montagne rossastre alle nostre spalle ci separano dal mare aperto. Alla nostra destra la Bahia Conception appare come un’enorme ansa blu e sopra di noi il cielo limpido ci preannuncia una giornata stupenda.

Iniziamo a pedalare appena il sole fa capolino, dopo aver fatto colazione in spiaggia poichè non ci fidavamo a mangiare prima della navigazione per evitare di patire la barca. Fatichiamo un po’ ad agganciare la traccia che parte qualche centinaio di metri più verso l’entroterra, dove ci dovrebbe essere una strada, ma non ci preoccupiamo troppo e pedaliamo sulla riva del mare calpestando questo meraviglioso tappeto di conchiglie.
Man mano che la distanza tra spiaggia e montagne cresce la vegetazione si fa via via più fitta, con cespugli giallastri e cactus giganti verdissimi a far da contrasto con il blu dell’acqua e quello del cielo che all’orizzonte si fondono.

Passiamo così tutta la mattina, immersi in questo paradiso, guadiamo torrenti in secca che scendono dalla montagna con un letto di sassi più e meno grandi, a tratti la strada, che nel frattempo abbiamo guadagnato, è erosa dalle recenti piogge, evidentemente quando piove questi torrenti secchi diventano decisamente impetuosi.
Prima di lasciare Bahia Conception pranziamo in riva al mare e poco dopo, percorrendo una pista di sabbia bianchissima in leggera salita iniziamo ad attraversare il capo di questa piccola penisola che separa la baia dal mar di Cortèz.
Il vento, forte e noioso per le nostre orecchie è, per una volta, a nostro favore e finalmente non fatichiamo per procedere!

Quando finalmente vediamo la distesa blu che dovremmo raggiungere di lì a poco, la strada inizaia a farsi più faticosa, sassosa e con dei piccoli canyon da attraversare ogni volta che ci si avvicina alla costa: una breve, sassosa ed erosa discesa e una rampa micidiale da affrontare a piedi per riguadagnare la stessa quota di prima, poi.

Procediamo con questo sali scendi infinito per quasi tutto il pomeriggio, con su e giù di 20 metri di dislivello ogni volta, ma alla fine siamo sempre a quota 100metri… a furia di attraversare questi piccoli canyon il dislivello sale a 600m totali quindi, facendo due rapidi calcoli, abbiamo disceso e risalito rampe mortali per circa 30 volte.

Quando finalmente pedaliamo sulla costa la strada sembra farsi un po’ meno cattiva anche se diventa più sabbiosa, attraversiamo dei villaggi di pescatori non proprio belli da vedere, un po’ trasandati da sembrare abbandonati, però tutti immersi in piccole oasi ombreggiate da numerose palme.
Il nostro road book consiglia di fermarci qui per la notte, dormendo in spiaggia ma noi optima per raggiungere Rosalìto, a circa 18km di distanza… Ci impieghiamo due ore e mezza per arrivare QUASI a destinazione quando ormai stanchi e snervati dai continui su e giù di oggi decidiamo di preparare il campo per la notte nascondendoci tra i cactus in mezzo ai prati brulli e secchi.

Appena dietro di noi le montagne iniziano a diventare una vera catena montuosa, ci stiamo addentrando nella Sierra De La Giganta!