Il Cactus hotel si è rivelato la bettola che ci era apparso fin da subito: spifferi e rumori non ci hanno fatto dormire per quasi tutta la notte. Dapprima i gestori del motel, nel cortile a parlare animatamente discutere per buona parte della notte, proprio davanti alla porta della nostra stanza, poi il vento che dalle 5 del mattino ha inziato a soffiare facendo sbattere continuamente la lamiera instabile malfissata a copertura del tetto, così alle 5.30 iniziamo a prepararci per partire e con la prima luce, e con il vento costantemente in faccia ci inoltriamo nell’entroterra, tra le montagne e per la prima volta iniziamo ad attraversare per lungo la penisola.

La pista sterrata di sabbia compatta attraversa un tratto brullo con poca vegetazione bassa e spinosa, mentre le motnagne secche e aride hanno tutte una forma tronco-conica, da cartone animato.

La pendenza è piacevole mentre siamo circondati dalla Sierra de San Borja e la Sierra el Principio, le due catene montuose che rispettivamente alla nostra destra e alla nostra sinistra, ma quello che continua a frenarci è sempre il vento, tanto da farci percepire una pendenza che in fin dei conti non c’è.
La vegetazione a tratti si fa verde e rigogliosa, i cactus lasciano il posto a piante a foglia larga, come le nostre betulle direi, anche se non sono un botanico, mentre la sabbia che ricopre la pista cambia continuamente colore, dal grigio al giallo, poi bianco, rosso e di nuovo grigio.
Nelle oasi che incontriamo la vegetazione si fa talmnete fitta che le piante formano dei tunnel verdi, come delle gallerie naturali dove si può apprezzare il fresco dell’ombra e godere della poca protezione dal vento.

Dopo una salita più ripida e sassosa lasciamo il percorso per andare a vedere la missione Fracisco Borja dove una vecchia chiesa in pietra è custodita e mantenuta in maniera impeccabile dal custode José Santos, che conosciamo e con cui scambiamo quattro chiacchiere.
Da quanto abbiamo capito questo uomo deve aver una grave colpa da espiare e si è dedicato, per penitenza, alla vita in solitudine custodendo e mantenedo viva la missione, sopravvivendo con le poche offerte che i fedeli gli donano e con ciò che il suo piccolo giardino e la sua capretta riescono a dargli.

Facciamo uno spuntino sulle panche in legno nel piazzale della missione, protetti dal sole con un bel pergolato in canne sorretto da pali in cactus secco e ci rimettiamo in viaggio verso il la costa.
continuiamo ad attaversare il fondovalle circondati dai monti per sbucare, infine sulla Mex1 in direzione della baia dove sorge una piccola città, forse la più grande che incontreremo dopo Tecate, ad inizio viaggio.
Pedaliamo controvento ma il mare ancora si cela al nostro sguardo finchè, dopo una lunghissima salita, finalmente lo vediamo davanti a noi!

Dalla cima della collina si può vedere tutta la baia, la sua cittadina, Bahìa De Los Angeles e lui, il mar ti cortèz, una tavola dal color turchese apparentemente placida e tranquilla. All’orizzonte, in lontanaza, vediamo per la prima volta la costa del Messico!
Iniziamo la lunga e panoramica discesa ed entriamo in città: apparentemente una piccola Rimini, anche se poco popolata, ma pare che abbiano già fatto i conti con il futuro: le strade in città sono tutte larghissime e a 4 corsie, le case dei pescatori sul lungo mare tutte pulite, ordinate e ben dipinte, gli hotel decisamente più belli, puliti e ordinati rispetto a quello in cui abbiamo passato la scorsa notte.
Sono solo le 15.30 ma decidiamo di fermarci qui per riposare bene, far provviste e rilassarci un po’.
Domani inizierà un secondo tratto molto isolato che sulla carta ci impegnerà per altri tre giorni dove non avremo servizi e possibilità di far provviste, quindi di nuovo sarà importante avere tutto con noi.

Troviamo una stanza in un bellissimo hotel con tante casette in legno, forse il più bello da quando siamo partiti per questa avventura, di fronte c’è un vero supermercato dove trovo di tutto, anche l’alcool per il fornelletto che stava iniziando a scarseggiare, e quello per i lumini del cimitero comprato ieri a Rosarito non va bene, non brucia!
facciamo un super aperitivo con chips e birre gelate seduti sulle sedie a sdraio in veranda mentre il sole volge al tramonto proprio davanti a noi e appena arriva l’ora di cena cerchiamo un ristorante di pesce per cenare.
Ovviamente con il nostro messicano perfetto crediamo di ordinare del “pescado” ma anche oggi mangeremo tacos… Per carità, ripieni di pesce, ma pur sempre dei tacos!
Chissà quando mangeremo del pesce vero in questo viaggio…
