Ciao Gianfranco,
mi ricordo di quando, circa 20 anni fa, entrasti nel negozio in cui lavoro e mi chiedesti una bici per accompagnare i tuoi figli ai corsi di mtb; uscisti da lì con una cannondale scalpel gialla. Dopo poco tempo iniziammo a frequentarci, io ti facevo scoprire i sentieri di casa mia, tu quelli di casa tua. Mi ricordo come ti incazzavi quando mi portavi “in quel punto tecnico impossibile da fare” e io, al primo colpo, te lo chiudevo sul muso… un Vaffa non me lo facevi mai mancare, come quella volta giù dal Pavillon. E poi giù a ridere!
Un giovedì pomeriggio mi facesti scoprire la balconata della Val Ferret, che mai avevo percorso e ci trovammo al tramonto a bere una coca cola e mangiare un panino al rifugio Bertone e a dirci ” cacchio si fa buio, dobbiamo ancora scendere!” e poi giù a cannone, io davanti e tu dietro, che imprecavi quando facevo dei passaggi tecnici con disinvoltura e mi mandavi ancora una volta a quel paese! E poi sentivo i tuoi “YYYY-AHHHHHHH= che urlavi sempre quando ti stavi divertendo.
Mi sembra ieri quando partimmo, insieme a Luca e Paolo, a provare quello che era il tuo sogno da guida di MTB: tracciare il giro del monte bianco nella versione più ciclistica possibile e passammo tre strepitosi giorni a creare quella che, ancora oggi, è “la traccia madre” del TMB moderno. Tu con delle cartine in mano e la conoscenza TOTALE del territorio e io col primo Garmin disponibile per creare tracce GPX, tracce che mezza Italia ha sfruttato per percorrere quel fantastico giro negli anni.*
Poi il giro del Gran Combin, altra tua “creatura”, e quello del Mont Fallère… avevi sempre una visione “una spanna avanti” tutti, e sapevi benissimo dove sarebbe andato il mondo mtb. Per forza, perché semplicemente tu eri il migliore di tutti.
La mia prima gita di sci alpinismo, con la tavola sullo zaino e le ciaspole, la feci con te, al mont Flassin; una volta in fondo alla discesa mi convincesti che “sono meglio gli sci Marco, fidati”, e io che mi fidavo andai, il giorno stesso, a comprare gli sci da skialp…
E tu mi insegnasti a sciare, a muovermi in montagna sulla neve, a capire i pericoli ed a prevenire gli incidenti inutili. Mi insegnasti ad usare l’A.R.T.V.A., e mi portasti a fare le cose più fighe che io avessi mai fatto, dalla Vallée Blanche ai fuoripista sul Toula, a ripetizione, allo sfinimento, perché nonostante tu avessi quasi 20 anni più di me, mi davi sempre del filo da torcere.
Con te mi sono infilato in posti che mai, da solo, avrei pensato di esplorare, e non mi hai mai fatto sentire in pericolo, come quella volta sulla cresta tra il Citrin e il Flassin, io col “culo stretto” e tu dietro a dirmi “tranquillo che vai bene!”.
“Tranquilli, sono in montagna con Gianfranco” dicevo a chi si preoccupava per me. Perché Gianfranco, tu, eri il mio “voucher sicurezza”: “se sei con Gianfranco non ti può accadere niente”…
Poi è arrivata Giuditta e un po’ il tuo modo di vedere le cose è cambiato e ti sei avvicinato ad un mondo che prima non conoscevi molto ma che io già amavo: il cicloturismo. Passammo un weekend spettacolare noi quattro in Val d’Orcia, tu, Giudy, Samy ed io e mi ricordo ancora benissimo le risate per tornare a casa, a scaldarci davanti al camino acceso, dopo aver preso la grandinata del secolo, coi chicchi di ghiaccio che ci rimbalzavano sui denti.
Ecco, questo pensiero mi torna sempre alla mente, noi quattro a ridere come scemi mentre il cielo ci martella la testa con scariche di ghiaccio! quanto ci siamo divertiti quel giorno? E quando siete partiti per il vostro primo cicloviaggio in Sicilia e ci sentivamo tutte le sere e mi raccontavi di quanto bello ed emozionante fosse viaggiare in bicicletta, come ti avevo raccontato più volte io…
L’inverno scorso hai fatto avverare un sogno per Samy, e ci hai portati a fare la Vallée Blanche, ancora una volta, ancora una volta a divertirci come bambini!
Ci siamo salutati, qualche giorno prima della tragedia che vi ha portati via entrambi, te e Giuditta, con un “ci vediamo per una bella cenetta una di queste sere così ci raccontiamo un po’ della nostre ultime avventure”.
Mi dovevi portare sul monte bianco , a posare un fiore sulla vetta per mio papà… ci andrò comunque e di fiori ne porterò qualcuno in più, per te e per Giudy, perchè di amici così, nella vita, ne capitano proprio pochi…
Ciao amico mio, controllami da lassù che non faccia cazzate quando sono in montagna come hai sempre fatto quando eri qui con noi. Ci rivedremo un giorno e ci racconteremo ancora di quella volta cha pedalammo sotto la grandine noi quattro e ridevamo come bambini.
*ogni volta che farete il giro del Monte Bianco, del Gran Combin o del mont Fallère, amici bikers, fate un pensiero a Gianfranco perché state pedalando “a casa sua” e, forse, con una traccia gpx che ha, in origine, creato lui!
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(thanx Enrico Pizzorni for the translation)
This memory keeps coming to my mind: the four of us happy like never while sky drops on our heads loads of ice! How fun was that day?
Grazie Marco, non conoscevo Gianfranco ma una storia di amicizia è sempre una storia profonda e toccante. Che serve al cuore.
Vero… e gli amici che passano lasciando un segno così profondo in noi diventano, in qualche modo, immortali!