Il giro del nivolet 

Era estate, avevo circa 17 anni E me ne stavo in cortile a chiacchierare con gli amici, come tutte le sere del resto (eh no, noi non ci drogavamo!) quando sento mio padre che mi chiama: “Marco, c’è Egidio al telefono! Chiede se sai dov’è Herik!” “Non lo so” rispondo “so che era in bici, ma stamattina… ora sono le 21! Non so dove sia andato!”

Alle 22 richiama Egidio: “quel deficiente del tuo amico è arrivato adesso. Ha fatto il giro del Nivolet in bici…”

Quel giro io non l’ho mai fatto, un po’ perché lungo oltre 200km, un po’ perché dopo il colle c’è da camminare più di un’ora bici in spalla e a me stare più di un’ora con la bici in spalle, come dire… mi fa cacare!

Questa mattina, 23 anni dopo quella telefonata, alle 6, Herik, Christian ed io ci ritroviamo per rifare quel giro epico. Già a Ivrea, con 29/orari di media sapevo che sarei crepato di li a poco… capita quando vai in giro con due motori così! 


Tra me e me penso: “caxxo, questo peró non è il mio modo di andare in bici, non vedo manco il panorama!” Sempre a  testa bassa e a spingere sui pedali! Oggi crepo!”

Infatti, appena inizia la salita, crepo. Ma siamo a 300m di quota e il colle è oltre i 2600!!!! Vabbeh… al solito, domani alle 8 saró in officina. In qualche modo a casa ci arrivo!

Sali sali sali, piano piano piano… i miei compagni mi aspettano anche se dico loro di non farsi problemi, io, prima o dopo, arrivo! 


Imbocchiamo la variante per non fare la lunga (3,5km) galleria, ma quasi in cima degli operai ci mandano indietro: stanno lavorando e cadono sassi grossi così. Giustamente. Giriamo i tacchi e ci subiamo la galleria. Almeno lì dentro è fresco! Appena fuori, a Ceresole Reale, pausa pranzo con birrozza e panino, prima di inerpicarci verso il colle del Nivolet. Lascio andare i miei compagni di avventura e prendo il mio ritmo, lento e costante, in modo da vedere anche un po’ di panorama… bellissimo!!!!


Tortuosa, scenica, verde blu e bianca, calda ma con un leggero venticello che tiene la temperatura sotto controllo, la salita mi porta piano piano fino in cima, sul colle che mai si fa vedere se non una volta arrivatoci. Stanco, quasi MORTO!


Foto stupida di rito, bibita e ghiacciolo e poi via verso il lungo sentiero da fare a piedi. Ehm… a piedi? Ah già, siamo tre imbecilli, dimenticavo! Tutta la prima parte praticamente in sella (gradini a parte) sotto lo sguardo incredulo (chissà perché) dei camminatori…

Ecco, ho detto bene: tre imbecilli! Sulle rocce lisce con delle bici gravel (Herik con la tarmac, soprannominata per l’occasione “gravelmac”) a fare le sponde, come dei Brumotti del giovedì! Uno spasso!! 

Arrivati alla croce mettiamo le bici in spalla e in poco tempo siamo a Pont di Valsavarenche, risalendo in sella dove il sentiero “lo permetteva” per berci una bella ed esosa birra media prima di lanciarci giù dalla regionale, finalmente, verso casa.


Eccoci. 23 anni dopo quella telefonata mi porto finalmente a casa questo giro epico, bello, tosto, scenico e a tratti stupidamente divertente! 

Perché a me, si sa, il ciclismo ignorante piace di brutto!!!!

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