Incredibile! Dentro un cesso pubblico ho dormito VERAMENTE molto bene! Sono curioso di vedere dove mi sono fermato nella notte, non ho idea di come sia questo posto. Apro la porta, mi trascino zoppicante fuori e resto a bocca aperta! Un bellissimo laghetto immerso in una foresta di aghifoglie.

Bellissimo! Avessi il mio fornellino da campeggio mi farei una tazzona di caffè fumante e me ne starei seduto qui ad ammirare questo splendore! Invece mangio un pò di pane affettato con il prosciutto e il burro di arachidi avanzato da ieri sera, un pò di patatine e salatini, bevo acqua gelida (ci sono 5° e la bici era fuori, vado a sciacquarmi il muso e i denti nell’acqua del laghetto, come un selvaggio… Rimetto i miei vestiti umidicci, le scarpe umide e strette e inizio a pedalare, in salita, all’ombra, su fondo bagnato!
Il dolore al sedere è insopportabile, mi fa quasi dimenticare il male alle caviglie, che comunque cerco di non forzare… Già, non forzare, ma la strada da qui al colle sarà un delirio di fango, sassi, radici, strappi impedalabili… Scendo a spingere più volte, il fondo non mi permette di restare in sella e le pendenze sono veramente esagerate!

Ma il posto in cui mi trovo è incredibile: un bosco fittissimo, umido e verde, il profumo della terra bagnata, il silenzio assoluto: sono solo, e mi godo questo momento di pace estrema quando sento una sorta di “crunch, crunch, crunch”. Mi volto e da una “finestra” tra le foglie di una pianta vedo un’alce enorme che sta brucando a pochi metri da me. Mi fermo ad ammirarla, non cerco nemmeno la fotocamera. E’ troppo bella e voglio godermi questo momento da solo. Dopo qualche secondo (che mi sembra durare un’eternità) l’alce mi fiuta, si volta, e si allontana, con una incredibile eleganza e silenziosità, nonostante la sua mole. Io riparto. Ho vissuto un bel momento!

Il sentiero ora inizia a scendere, ma con lo stesso fondo insidioso. Ancora qualche tratto a piedi per non prendere inutili rischi e mi porto sulla veloce poderale che scende verso Basin. La strada è piuttosto veloce, la percorro sgranocchiando i miei salatini (di cui almeno la metà mi salta fuori dal sacchetto e finisce a terra) e arrivo a Basin che è ancora tutto chiuso; non ricordo che ora fosse, ma era presto. Faccio un pò fatica a trovare la strada corretta da seguire ma alla fine mi oriento (dopo un pò dietro front) e mi immetto su un drittone che odierò per le prossime ore. La sterrata costeggia una highway, sembra in piano ma non lo è. La velocità crolla, la fatica aumenta, non riesco a forzare, se mi alzo sui pedali le caviglie fanno male, se sto seduto mi fa male il sedere… Veramente non so più come fare per andare avanti, non ho soluzioni! Mi metto l’anima in pace a vado piano, più piano che posso… sembro una lumaca… Inizio ad avere fame sul serio e ne approfitto per una seconda “colazione” poi riparto ma appena arriva al sole mi rendo conto che sono troppo vestito: altra sosta! Di questo passo a Butte non ci arriverò mai!

Faccio caso alla quota, sono a circa 2’220 e l’elkpark pass è a 2400m, su asfalto: ma prima devo uscire da questo sterrato! Ancora un pò di saliscendi e finalmente sono sul lungo rettilineo asfaltato, convinto di riuscire ad aumentare un pò la mia velocità… Vento contro e il nero nastro asfaltato che sale e scende seguendo la morfologia delle colline su cui è appoggiato… Fatico in modo incredibile e non riesco più a fare forza sui pedali. Mi fermo una ennesima volta, provo a spostare le placchette dei pedali più indietro, non so più che fare! Riparto e mi sembra meglio, il dolore alle caviglie sembra alleviarsi e con il passare dei km sembra che se ne vada. Finalmente scollino e mi immetto sulla highway che mi porterà a Butte, finalmente in discesa… non do nemmeno un colpo di pedale e uso i pedali per fare stretching, per riposare un pò le gambe!
Arrivo in centro e passo davanti ad un grosso negozio, Outdoorsmann: butto l’occhio e vedo bici in vetrina e scritte Specialized ovunque… Bene, una sella la troverò!

come mi avvicino si spalanca la porta e sento chiamare “Marco!!! vieni dentro! ti offriamo qualcosa da bere!!!”. Detto fatto! Entro in negozio, esclamo “vi prego, cambiatemi la sella, mi sta distruggendo!!!” tolgo le scarpe, giro per il negozio, mi offrono cocacola, cibo, bibite… intanto mi danno una pulita alla trasmissione della bici. Scelgo una sella da 35$, non hanno molta scelta, chiacchiero con il titolare che mi dice di conoscere la Valle D’Aosta, ci è stato in vacanza e mi mostra le foto di Cervinia e di quando ha fatto la traversata Chamonix-Zermatt con gli sci (un giorno la farò pure io, magari questo inverno!). Sono il primo divide racer a fermarmi da loro quest’anno, ma vedo sulle pareti foto di Mattew Lee e JayP… wow, sono nello stesso posto di persone leggendarie!
Pago il dovuto (alla fine solo la sella) e trovo un market: non lego nemmeno la bici, se me la rubano sarò costretto a smettere di torturarmi, mi dico… invece esco ed è ancora lì! Incastro nelle prolunghe un Kg di gelato al mango, e infilo nella tasca posteriore della maglia un barattolo con un kg di ananas a pezzettoni. Mi siedo in sella (con sommo gaudio, la sensazione di avere tutta la sella TRA le chiappe pare sparita) e, cucchiaio in mano, mi avvio pedalando e mangiando gelato sulle strade trafficate di Butte. In tempo zero sostituirò il barattolo (vuoto) del gelato con quello dell’ananas e prima che inizi la dura salita che mi porterà ad incrociare la continental divide avrò finito pure il kg di ananas.
Rinfrescato e appagato inizio a salire con un umore migliore, e nonostante il forte vento contrario mi sembra di avere un discreto passo, anche se la prima parte della salita, su asfalto, è piuttosto ripida e calda! Ci sono circa 32°, è la prima volta che pedalo a queste temperature quest’anno, ma l’aria in faccia mi fa sentire meno il calore. La salita continua fino al passo, bellissimo come sempre, fa godere di un ottimo panorama dopodichè inizia a scendere veloce verso valle.

Sulla mappa ho segnato “lungo pianoro senza traccia” e ricordo le parole di Marco che mi dicevano: segui fedelmente il gps perchè se ci capiti con il brutto tempo o di notte ti perdi facilmente! Questa zona è a 2400m e ci si deve arrivare prima! Ancora una lunga salita, non estrema, poi arrivo nella zona suddetta: un gruppo di giovani cerbiatti (credo, non li riconosco, ma non sembrano come i nostri) mi guarda passare e si allontana. Alzo lo sguardo e la strada si impenna, ripidissima e senza curva su una verdissima collina! Smonto di sella e inizio a spingere circondato da zanzare! Ricorro allo spray anti insetti e mi inerpico fino in cima, poi, seguendo l’esile traccia nel prato e il gps, inizio una vorticosa discesa dall’altro lato della collina: è così ripida che, a freni completamente tirati, la bici non si ferma, scende a velocità ridotta ma non si ferma… La lascio correre (piano) fino in fondo, mi volto e vedo questa linea quasi verticale che solca la collina in mezzo al prato. WOW! che linea! con una bici scarica e un pò di incoscienza qui si farebbero velocità da brivido!

Sono di nuovo sulla strada poderale, finalmente col vento a favore e posso pedalare in scioltezza a velocità finalmente decenti, ma è sera, inizio ad essere affamato veramente! Per fortuna la strada per Polaris mi porta a Wise River dove (ovviamente) è tutto chiuso a quest’ora, tranne un bar: entro, ordino subito una (prima) birra media e poi mi coccolo con una bistecca esagerata, coperta di una salsa biancastra senza sapore, patatine e verdure, e una seconda birra media (ovviamente!). Nonostante sia affamato come un lupo fatico a finire la cena (ma la finisco) e mi avvio all’imbrunire verso Polaris, che dista 67km tutti su asfalto, in prevalente salita.

Dopo la sosta sembra di essere come nuovo, sistemo un pò meglio la posizione della sella e finalmente mi sento di pedalare in modo efficiente, sembra tutto a posto. Arriva il buio, la strada inizia a salire, salire , salire… Di nuovo devo arrivare a 2400m ma ormai è tardi e inizio ad avere un sonno tremendo. quando sono le 23.30 mi sento veramente sfinito, non muscolarmente, ma mi sento come se potessi fermarmi e addormentarmi in 3 secondi netti. Ma voglio arrivare a Polaris per fermarmi, non resta che scollinare! Continuo a lottare ma i colpi di sonno hanno la meglio… chiudo e riapro gli occhi in continuazione, trovandomi spesso sul ciglio della strada. Troppo pericoloso mettersi a scendere in queste condizioni, il sonno non mi passa nemmeno se mi fermo qualche minuto a “sonnecchiare” a bordo strada, così decido di passare la notte prima della della discesa: trovo una cabin A Krystal park, a pochi km da Polaris, ma sono troppo bollito per proseguire, non ce la faccio più a lottare col sonno. Trovo la cabin in un bosco vicino alla strada. apro la porta (per fortuna è aperta) mi addentro, gonfio il materassino e mi infilo nel sacco a pelo.

Crollo e mi addormento, ho giusto il tempo di mettere la sveglia: 6 ore di sonno me le voglio concedere questa volta, ne ho veramente bisogno, è stata una giornata lunghissima, ancora 211km e 3300m scalati con un sacco di dolori e crisi di fame e di sonno. Voglio riposare un pò….
Fantastico report..come sempre!!
che report stupendi stai scrivendo..veramente avvincenti