GREAT DIVIDE RACE: GIORNO II

Sono in tenda, sveglio, mi rigiro nel sacco a pelo, tutto infagottato. Sento l’aria fredda entrarmi dalle narici e scendere giù nei bronchi. La luce del mattino schiarisce già la giornata. Sento Jesse che chiama il suo compagno di avventure; mi alzo anche io. Impacchettiamo tutta la nostra roba, mangiamo “colazione” e proseguiamo il nostro incessante pedalare. La foresta è umida e fredda, la pioggia di ieri ha lasciato dietro di se un fondo piuttosto pesante da pedalare, ma si va avanti comunque senza grossi problemi; abbiamo da scalare il primo colle della giornata, il Cabin Pass, a quota 1’800m circa.

La salita è faticosa ma costante, non presenta tratti micidiali o troppo ripidi da percorrere. Rimango con Jesse, chiacchierando del più e del meno, mentre Liam si stacca, non arriva più! Al colle lo aspettiamo ma non vedendolo arrivare io decido di partire, tanto i due australiani sono più veloci di me in salita in genere, e mi riprenderanno di lì a breve. Percorro circa 3-4km da solo quando, attraversando una zona piuttosto fangosa e appiccicosa, dopo una sfortunata cambiata sento un rumoraccio provenire dalla ruota posteriore… rotto il forcellino! Ho il cambio a penzoloni e mi viene alla mente il fatto che mi ero dimenticato i ricambi in negozio e che li avevo caricati sabato sera alle 18, prima di chiudere lo scatolone! Ringrazio Dio di non averli lasciati a casa e sistemo la bici… Intanto Jesse e Liam passano, dico loro di andare senza problemi e che ci saremmo visti più avanti.

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primo danno… Forcellino rotto!

Sistemo la bici e riparto, in discesa, verso il prossimo obiettivo di giornata, il Galton Pass.

Scendendo noto un fumo provenire dal bosco, rallento, e vedo due “northbounders” accampati che si scaldano vicino ad un fuoco… mi fermo, scambiamo quattro parole e proseguo solitario per la mia strada.
Mi immetto finalmente sulla poderale che porta al sentiero verso il colle, non sono molti metri di dislivello, ma inizio ad odiarla! Infatti ogni 300m di salita ne seguono 200 di discesa, in un, pare, interminabile su e giù che non da tregua! Di questo passo per arrivare ai 1850m del Galton Pass ci vorrà tutta la giornata!
Faccio una sosta per prendere acqua dal torrente, la potabilizzo con il katadin, mangio una mela e riparto. Poco dopo incontro Billy Rice, il ragazzo (pazzo) che sta salendo dal Messico verso il Canada e che poi si rifarà tutta la strada al contrario, per essere il primo al mondo a fare, di seguito, i due itinerari… Un pazzo furioso! Scambiamo due parole e mi dice “ora avrai un bel pezzo da fare a piedi per salire al colle!”.
Detto fatto! Qualche km dopo averlo lasciato mi ritrovo in un sentierino nei prati strettissimo da seguire quasi ad intuito: l’erba alta non lo lascia molto visibile! Costeggio il torrente per qualche centinaio di metri poi alzo lo sguardo e riconosco il posto: è il punto in cui, nel video di Marco ed Elena si vedono bikers arrampicarsi su per un muro di fango e sparire nel bosco!!! Beh, sono solo pochi metri però!

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il sentiero che si inerpica nel bosco, verso il Galton Pass

Circa 15/20 minuti dopo sono finalmente fuori da questa zona MOSTRUOSAMENTE impervia, dove trascinarsi dietro 24kg di bici non è proprio semplice! Inizia pure a fare caldo ma, finalmente, si riprende a pedalare un pò! La salita è pedalabile, ma comunque molto ripida. Al colle, dopo un discreto dispendio di energie, approfitto di un nevaio per rinfrescarmi le gambe: mi siedo e le ricopro di neve per qualche minuto… Ahh!!!!! Enorme sollievo!

Ora la discesa mi porterà negli U.S.A.! Una discesa velocissima, che passa in un istante, immersa in un fitto bosco e che, una volta a valle, lascia spazio ad enormi prati verdi di pascoli: sono nel Montana!

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panorama tipicamente U.S.A. appena entrato nel Montana

Alla frontiera ritrovo i due aussie, sono di due auto davanti a me… loro passano in due minuti, io rimango fermo per 3/4 d’ora al controllo per il visto, le foto, le impronte digitali…

Riprendo il via, ancora una volta da solo, verso Eureka, su asfalto, passando tra colline verdissime in mezzo a belle villette, tutte con una enorme bandiera stelle e strisce piazzata in cortile.

In città mi fermo per i rifornimenti: un pò di frutta fresca, un gelato, acqua e bibite, e riparto, su asfalto verso il prossimo colle.

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tipica spesa delle mie giornate al Gret Divide. Acqua, frutta, pane e e affettati!

La salita verso Withefish Divide è costante e regolare, abbastanza impegnativa, ma si pedala abbastanza bene. Incrocio un pò di fuoristrada che, rispettosamente, rallentano e salutano, incoraggiandomi. Evidentemente sanno cosa sto facendo! Una volta in cima il panorama è da togliere il fiato! Boschi e alberi a perdita d’occhio, fino all’orizzonte, tutto verde… Spettacolare! Inizio a sentire un fastidioso formicolio ai piedi, allento le scarpe e mi lancio nella velocissima discesa, fischietto in bocca (per spaventare eventuali animali a bordo strada!) e vado avanti, direzione Red Meadow Lake.

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boschi infiniti al Withefish divide!

La giornata volge al termine, le ombre sono ormai lunghe, quando il formicolio ai piedi (per non parlare del male al sedere, ormai non so più come stare seduto in sella!) si fa insopportabile; ne approfitto per una sosta e metto i piedi in un ruscello per dare sollievo ai piedi (ora, a freddo, mi chiedo se i miei problemi non siano iniziati qui?) per poi ripartire qualche minuto dopo su questa interminabile e faticosa salita; non durissima, ma comunque impegnativa! Arrivo quasi al lago quando vedo, davanti a me, la strada farsi bianca, coperta di neve… ottimo, ci sarà da spingere! Sono ormai le 21.00 e sto spingendo la bici da solo in mezzo al nulla, al freddo… metto tutto il goretex che ho da mettere e vado avanti: non mi sembra un buon posto per accamparsi, troppo sperduto e solitario (e freddo) preferisco scendere verso la prima città,  Withefish e trovare un pasto caldo e magari un letto per questa notte.

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passeggiata nella neve alle 21.00 al red meadow lake!

La discesa è interminabile, passo accanto al lagoWithefish: è sabato sera ed è pieno di gente che fa falò e grigliate. Famiglie e coppie, gruppi di amici… mi viene un pò di nostalgia di casa e penso a come sarebbe bello essere lì con Cora e i miei amici a far casino e grigliare un pò di bistecche.. Invece mangio orsetti gommosi e pedalo da solo, verso la città…

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whitefish lake, ormai al tramonto

Ormai è buio pesto, la città sembra non arrivare mai e quando finalmente la raggiungo sono le 23.30. In giro non c’è nessuno! Sono fregato, non troverò un posto per mangiare e nemmeno uno per dormire… Mi addentro in città e trovo una via popolata di ragazzi giovani, molti ubriachi… Chiedo informazioni, mi dicono che c’è un negozio aperto 24 ore su 24. Non lo trovo, chiedo ad altri e nessuno sa che esiste. Mi accontento di un hot dog cucinato a bordo strada (senza nemmeno una birra) in quanto cerco di entrare in un locale ma, non ho capito perchè, non mi fanno entrare… Seduto sul marciapiede a sgranocchiare il mio pasto (almeno è caldo!) arriva un ragazzo che, vedendomi, esclama “ma tu sei un divide racer!!!” e spiega ai suoi due amici cosa sto facendo. Grandi sorrisi e strette di mano, facciamo una foto insieme… mi sembra di essere una star! Questo ragazzo mi invita a casa sua per dormire, ma declino: ho intenzione di dormire nei dintorni (ma scoprirò presto che sarà un errore!) e riparto tra mille saluti e sorrisi.

Appena fuori città, in direzione Columbia Falls, mi rendo conto di aver sbagliato a declinare l’invito per la notte… Un susseguirsi di proprietà private, villette e cancelli mi fa capire che non troverò un posto tranquillo dove montare la tenda. Cerco un motel, 5 miglia fuori rotta, ma è chiuso e non trovo traccia di uno sportello notturno per chiedere una stanza. Idem il campeggio segnato in mappa… Non lo vedo! un pò spazientito e preoccupato proseguo. Vedo sulla mappa che di lì a poco inizia uno sterrato… “vuoi che non trovi un posto su una poderale?”. Passo così anche oltre Columbia Falls sperando di trovare presto un posto dove accamparmi per la notte…


All’una e mezza del mattino, dopo 315km pedalati, altri 4’000m di dislivello fatti e quasi 20 ore in sella decido che ho troppo sonno per andare avanti. Mi arrampico su un terrapieno, mi inoltro nel bosco,  non mi spoglio nemmeno, non gonfio il materassino, tiro fuori il sacco a pelo, mi ci infilo dentro, e cado in un sonno letargico su un letto di aghi di pino!

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giaciglio notturno “into the wild!”

Un pensiero riguardo “GREAT DIVIDE RACE: GIORNO II

  1. come dici..col senno di poi, quell invito per pernottare forse avrebbe aiutato la situazione che si andava a presentare..comunque che spettacolo di esperienza!!

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