Un bel tour in mtb che solitamente si compie in due giorni.
Al solito, parto in singlespeed per una tappa unica ma, col dubbio che sia “troppo corto” aggiungo due colli per complicarmi un pò la vita…
GIUGNO 2012
“Solito” giro epico di metà giugno in singlespeed, ormai un classico per me. Parto presto, salgo il primo colle a 2500M, scendo a valle, risalgo il secondo colle (di nuovo a 2500) e inizio la discesa su un nevaio. sella sotto l’ascella destra, mano destra sul top tube, gambe tese in avanti e braccio sinistro sul manubrio, usando la bike come un timone/freno. passo via veloce e in controllo assoluto. uno spasso.
Arrivato in fondo butto un occhio al gps; intravedo un sentiero in lontananza, paiono combaciare… mi avventuro nei prati e lo raggiungo, scollino, e mi si presenta un secondo nevaio. stessa tecnica, lo sorpasso agilmente. ora sono sul sentiero, ma… c’è un ma, ed è un MA bello grosso.
Il sentiero sale, sale sale ed è letteralmente sepolto di neve. indietro non posso tornare, si sprofonda fin oltre il ginocchio. mantenendo la calma cerco di orientarmi e di capire dove posso passare. in questi casi fare la vaccata è facilissimo…
Impiego quasi 2 ore per trovare “il bandolo della matassa” e quando finalmente sono sulla via corretta raggiungo il terzo dei 5 collli che mi aspettano oggi. dalla quota di 2600m posso voltarmi e capire la strada che ho percorso e, soprattutto, la facilità di errore in cui sarei potuto incappare, lasciandoci la pelle.
Sono ormai al Col Citrin, dovrebbe essere il primo colle nella versione “normale” del tour, ma ho già fatto il col De Bard e il col Fetita. La discesa, bellissima, è coperta di neve per la prima parte, poi diventa tecnica e difficile per essere affrontata con la forcella rigida. Mi tocca, a malincuore, scendere per un paio di tratti; arrivo a Etroubles, e inizia la lunga e dura salita Verso il rifugio Chaligne. Fa un caldo insopportabile, sento il sudore colarmi sulle braccia e sul volto. non ci vedo quasi più! Per fortuna il bosco si fa fresco e la salita diventa meno insopportabile: se non altro si respira!
Giunto al rifugio non mi faccio mancare un tagliere di salumi e formaggi, una birra fresca e, mentre nella versione “tradizionale” del tour ci si fermerebbe nella piscina con idromassaggio, cena e pernotto, risalgo in sella e proseguo. Spingo la bici nel tratto finale, per giungere al colle e ricalco al contrario un sentiero che sono solito fare nei miei giri “mattutini” di allenamento.
Arrivato nei pressi del colle prima della Becca France, anzichè scendere su Vetan, salgo, a spinta, al lago delle rane solo perchè questo posto mi piace da impazzire. Arrivato su mi fermo ad ammirare il paesaggio: da qui è tutto meraviglioso, una pace incredibile, si sente solo il vento fresco sibilare nelle mie orecchie!
scendo velocemente dalla poderale in direzione Saint Nicolas, e ritrovo il single track che tanto mi piace (quello degli italiani singlespeed per capirci). In un battibaleno sono al furgone. Solo 9 ore dopo la mia partenza, nonostante le “cappellate” di inizio giornata, sono al punto di partenza.
Riflettendo su quanto fatto mi rendo conto che, anche se su sentieri conosciuti è facile mal interpretare le condizioni, e si può far molto presto a farsi del male… una nuova lezione da mettere in bagaglio. Non si smette mai di imparare!